Le origini dei nomi di alcune nobili famiglie di Padova affondano nella storia antica qui ripercorsa scegliendo per ogni lettera un cognome e una famiglia. Con 10 statuto del 1420 furono molte Ie famiglie aggregate nella nobiltà padovana, come gli Aldrighetti, originari di Valsugana, dediti al commercio. Pittori furono i Buzzacarini, provenienti da Pisa, si stabilirono nella contrada di Santa Cecilia, divennero in seguito armigeri ricchi e potenti. Gli imperatori di Germania Ii onorarono di molti privilegi e decorazioni militari e crearono una stretta parentela con i signori di Padova, i principi da Carrara. Le lora nobili origini risalgono addirittura alla tirannide di Ezzelino nel 1237. A Marendole, frazione di Monselice, si trova una splendida villa appartenuta alla famiglia dei Buzzacarini. Per la posizione particolare la villa divento, nel corso della prima guerra mondiale, quartier generale italiano. Avevano come stemma. una testa dj vacca con un coltello da macellaio a segnalare l'arte che esercitavano, i Capo di Vacca, che provenivano da Milano, mentre a Padova avevano un negozio a San Lorenzo, e possedevano molte case dentro e fuori le mura. Divennero nobili grazie a re Enrico IV, e uno di loro divenne console. Sempre Capodivacca era il nome di una famiglia di Merlara: villici al servizio dei Carrara, dapprima lavoravano carri, poi divennero rigattieri, migliorando la loro fortuna e reputazione, e ottenendo il titolo nobiliare con lo statuto del 1420. I Carraresi fecero diventare nobili i Dottori, famiglia ferrarese ricchissima che ebbe questa nome proprio per i tanti dottori in famiglia. Furono sarti gIi Este, detti anche d'Este, oriundi del castello; mentre i Fiume abitavano a Padova nella contrada di San Giorgio, lungo il fiume appunto, da cui il soprannome, e avevano origini francesi, acquisendo cittadinanza padovana prima della dominazione degli Ezzelini. I Gazo, da Vercelli, erano aromatari che divennero ricchi, dedicandosi all'attività mercantile e all'agricoltura. Titolo nobiliare acquisito sempre con lo statuto del 1420. Di origine francese erano anche i Lazara, del cavaliere Lazaro, valoroso guerriero da cui presero il nome. Ebbero uomini illustri e rinomati per sapienza, nobili dai tempi della regina Berta, e del re Enrico IV nell'anno 1081. Quella regina Berta, ricordata nella leggenda di "Berta filava", nel territorio di Monselice. I Musso furono in origine barcari o mugnai, Viviano Musso sposo una nobile della famiglia di Ottavo, e fu crocefisso perche accusato di eresia. Gente rustica, di bassa condizione, furono i Negri, detti anche Cecchini, originari di Tremignon sotto Cittadella. A Padova furono macellai e pellettieri, e acquisirono il titolo nobiliare nel1420. Sembra che Ie lora ricchezze fossero frutto di usure, in particolare con Guidon, e il loro stemma fu un aquila d'oro ad ali aperte in campo verde. Gente rozza ma ricca grazie all'arte di lanaioIi furono gli Orsati, detti anche Rossati, provenienti da Casale di Ser Ugo, e nobili con i principi di Carrara. Dal villaggio che porta il loro nome, i Piazzola esercitarono l'arte di pellettieri, tessitori di tela e calzolai. Si arricchirono e acquisirono il titolo nobiliare nel1420. Nati da gente non molto nobile i Rio, detti anche dal Rio, originari dal. territorio di Rio del padovano, furono schermitori, poi mercanti. Famosi per una naturale predisposizione ai litigi. Furono ammessi alla nobiltà nel 1320 dai Carraresi. Un cognome di estrema importanza e fama in citta equello degli Scrovegni. Prima della dominazione degli Ezzelini erano di vilissima condizione. «Rinaldo, soprannominato pota de scrova - nella Storia di Padova dalla sua origine sino al presente -andava la notte, suonando con altri giovinotti, a far mattinate. Raccolse con le sue usure una ricchezza di cinquantamila lire. Sposo la nobile Capellina di Malcapelli da Vicenza, ebbe figliuoli Manfredo ed Enrico». La nobile famiglia Scrovegni padovana esisteva fin dal 1080, abitavano in una casa molto grande in piazza del Duomo, dove sorge il Palazzo della Pietà. Da questa famiglia nacque nel 1240 Rinaldo (Reginaldo) Scrovegni, menzionato pure da Dante Alighieri, grande usuraio, odiatissimo dal popolo, che aveva ridotto in molte occasioni alla fame. Popolo che, alla sua morte, nel 1301, voleva saccheggiare e incendiare la sua casa alla ricerca dei suoi tesori. II figlio Enrico riuscì a evitare che ciò accadesse, con molte elargizioni. Fu sempre Enrico che fece costruire la chiesa dell'rena, dedicandola alla santissima Annunziata. Per farla affrescare chiamo Giotto da Firenze, che la trasformo in un patrimonio di bellezza e arte della città. Secondo Ie cronache o le leggende, Dante suggerì a Giotto alcuni temi per le figure allegoriche. Grazie a questo e alle elargizioni Enrico riuscì a compensare il pessimo comportamento del padre. Dante nomina nell'Inferno lo strozzino Reginaldo e nel canto XVII scrive: «E un che d'una scrofa azzurra e grossa. Segnato avea lo suo sacchetto bianco. Mi disse: Che fai tu in questa fossa?». Enrico sposo la sorella di Uberto da Carrara ed ebbe due figlie, Capellina e Agnese. Fu dopo la morte della moglie che Enrico sposo Giovanna, figlia di Francesco marchese d'Este, e compro da Guecello di Delesmanini it vasto recinto dell'Arena, che esiste ancora agli Eremitani, e all'interno di quel circuito fece costruire la cappella di Santa Maria della Carità, passata poi alIa nobile famiglia veneziana de' Gradenigo, e celebratissima per le pitture di Giotto. Erano anch'essi usurai e banchieri i Tempo, e nella ribellione di Padova contro l'imperatore furono espulsi dalla città. Avevano come stemma uno scudo rosso con un leone diviso in sei parti, bianco e azzurro in campo bianco. Vitallclllo arrivo da Roma con mandato da quella repubblica di podesta di Padova, e i Vitaliani furono una delle duecento famiglie che, nel 1081, fecero parte del Maggior Consiglio di Padova. Fra di loro ci furono molti consoli. Infine gli Zabarella, detti anche Sabbadini, provenienti da Bologna, famiglia nobile e valorosa, uomini sempre grandi e potenti, legati da parentela con i Carraresi. Ebbero in famiglia un cardinale e alti prelati. I Carrare si li aggregarono alla nobiltà padovana.
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